Psicologia e Sport
|Come lo sport aiuta la psicologia e come la psicologia aiuta lo sport
Il 6 aprile è la Giornata mondiale dello sport per lo sviluppo e la pace. L’assemblea generale delle Nazioni Unite ha scelto il 6 aprile per ricordare la data di apertura dei Giochi Olimpici moderni ad Atene nel 1896.
Lo sport è mediatore di valori come il lavoro di squadra, la lealtà, la disciplina, il rispetto dell’avversario e delle regole. Non solo, come ha affermato Ban Ki-moon, segretario generale dell’Onu: «Lo sport è diventato un linguaggio universale, un denominatore comune capace di abbattere muri e barriere ed è anche un forte strumento per il progresso e lo sviluppo».
Quando lo sport diventa competizione e agonismo nell’atleta si possono evidenziare ansia da prestazione, evitamento della competizione, scarsi risultati nonostante le buone possibilità di riuscita, allontanamento dalla pratica sportiva, disturbi del sonno e dell’alimentazione.
Essere messi sotto stress NON è risolutivo. Esiste una giusta dose di stress che rende l’ansia tollerabile e motiva al risultato. Se lo stress è troppo o troppo poco il risultato non sarà quello ambito. Si diventa padroni dello stress sperimentato riconoscendo e regolando le emozioni vissute.
Il corpo non è tutto nella pratica sportiva. L’atleta che gestisce le sue emozioni, può permettersi di utilizzare anche il cervello al 100%. Può migliorare così l’attenzione, la memoria, la consapevolezza cinestetica e le abilità di problem solving.
Cosa fa lo psicologo dello sport?
Accompagna l’atleta in un percorso a ostacoli che di solito ha questi obiettivi:
- Potenziare le competenze emotive nel riconoscere, nominare e regolare le emozioni sperimentate
- Favorire la formazione di un adeguato schema corporeo
- Migliorare le abilità attentive, mnestiche e di problem solving
- Sostenere la motivazione alla pratica sportiva